Trenta anni fa la strage di Capaci, 23 maggio 1992, una data che ha segnato l’Italia rendendola più forte, più cosciente contro la Mafia. Un attentato mafioso che uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta, che devastò un tratto dell’autostrada A29 all’altezza di Capaci, a pochi chilometri da Palermo.
Secondo molti collaboratori di giustizia, mafiosi pentiti, questo attentato era stato pianificato da settimane, e deciso già da molti anni, da quando probabilmente fu costituito il grande pool antimafia di Palermo che indagò su Cosa Nostra e il colpo più duro arrivò con il Maxiprocesso.
“Ricordiamo questo difficile giorno con grande rispetto verso chi ha sacrificato la propria vita per il bene pubblico, per la verità – ha sottolineato il Sindaco Stefano Cecchi - Non solo Giovanni Falcone che ha perseguito con senso di responsabilità i doveri del suo ruolo di Giudice ma anche tutti coloro che lo hanno sostenuto, che hanno creduto nella Giustizia, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Oggi è il giorno del ricordo di una ferita che rimarrà sempre aperta, un esempio per tutti noi.”